
Negli ultimi anni, le dark kitchen (o ghost kitchen) hanno rivoluzionato il settore della ristorazione. Si tratta di cucine professionali dedicate esclusivamente alla preparazione di cibo per la consegna a domicilio, senza un’area fisica per il consumo diretto da parte dei clienti. Questo modello di business ha conosciuto una rapida espansione grazie alla crescente domanda di food delivery e ai bassi costi operativi rispetto ai ristoranti tradizionali.
Cos’è una Dark Kitchen?
Una dark kitchen è una struttura attrezzata per la preparazione di pasti destinati esclusivamente alla consegna tramite piattaforme di delivery come Glovo, Uber Eats, Just Eat e Deliveroo. Non esistendo una sala per il consumo, i ristoratori possono ridurre significativamente i costi legati all’affitto, all’arredamento e al personale di sala. Inoltre, è possibile ottimizzare la produzione e ridurre gli sprechi grazie alla gestione più efficiente degli ordini.
Vantaggi e Sfide
Vantaggi:
– Costi operativi ridotti rispetto ai ristoranti tradizionali.
– Maggiore flessibilità nella gestione del menu e della produzione.
– Possibilità di testare nuovi concetti gastronomici con minori rischi.
– Ottimizzazione della logistica grazie all’integrazione con le piattaforme di delivery.
Sfide:
– Forte dipendenza dalle piattaforme di delivery e dalle loro commissioni.
– Difficoltà nella fidelizzazione dei clienti, che non possono vivere un’esperienza diretta.
– Regolamentazioni sanitarie e fiscali specifiche da rispettare.
Aspetti Fiscali delle Dark Kitchen
Le dark kitchen sono soggette a un quadro normativo e fiscale che varia a seconda del Paese. In Italia, sono trattate come attività di ristorazione, ma con alcune peculiarità.
1. Regime fiscale e inquadramento IVA:
– Le dark kitchen, operando nella preparazione e vendita di alimenti, rientrano nel settore della ristorazione e sono soggette all’IVA agevolata al 10% per la somministrazione di cibi e bevande.
– Se il modello di business prevede la vendita di piatti pronti senza servizio aggiuntivo, potrebbe essere applicata l’IVA ordinaria al 22%.
2. Obblighi contabili e fiscali:
– È necessaria l’apertura di una partita IVA con codice ATECO specifico (ad esempio, il codice 56.10.20 per la ristorazione senza somministrazione con preparazione di cibi da asporto).
– Devono essere rispettati gli obblighi di emissione di fattura elettronica e scontrino telematico.
– L’adesione a regimi fiscali semplificati può essere possibile in base al fatturato annuo.
3. Aspetti contributivi e previdenziali:
– I titolari di dark kitchen sono soggetti al pagamento dei contributi previdenziali INPS e INAIL in base alla forma giuridica scelta (ditta individuale, società di persone o società di capitali).
– Se vi sono dipendenti, vanno rispettati i contratti collettivi nazionali di lavoro del settore ristorazione.
Conclusione
Le dark kitchen rappresentano un’opportunità di business innovativa e scalabile, ma è fondamentale considerare attentamente gli aspetti fiscali e normativi prima di avviare l’attività. Una corretta gestione fiscale può fare la differenza tra un’attività redditizia e una con difficoltà operative. Per questo motivo, è consigliabile affidarsi a un consulente fiscale esperto nel settore della ristorazione per evitare errori e massimizzare i benefici di questo modello imprenditoriale.